Il 2019 è stato l’anno del “conoscere”, il 2020 sarà l’anno del fare e dell’innovare
Stanno per concludersi dodici mesi ricchissimi e imprevedibili nel susseguirsi di scossoni politici ed economici locali, nazionali e internazionali. È difficile riassumerli in poche parole ma ci provo prendendo in prestito quelle di Charles Sanders Peirce: “L’identità di un uomo consiste nella coerenza tra ciò che fa e ciò che pensa”.
Importante il riferimento alla coerenza a proposito dell’identità: è attraverso un percorso coerente, lineare e comprensibile che abbiamo presentato nel marzo 2019 con The European House Ambrosetti lo studio “La Provincia di Varese – Scenari di futuro”, per condividere con il territorio dati, statistiche, scenari e, soprattutto, azioni mirate a delineare i connotati del nostro futuro e l’identità della nostra comunità sociale ed economica.
Ritengo, e credo di essere nel giusto, che il 2019 di Confartigianato Varese, della sua società di servizi Artser, di Faberlab, QuiCredito, Fondazione San Giuseppe e delle imprese con le quali ogni giorno dialoghiamo e lavoriamo sia stato l’anno dell’identità e delle azioni per lo sviluppo. Che passano, lo dice lo studio di Teh Ambrosetti e lo confermano i riscontri del quotidiano, dall’attrattività economica, sociale e amministrativa che sapremo esprimere nei prossimi anni.
Uso una metafora ciclistica: non possiamo permetterci di finire nel gruppo dei mediocri, dobbiamo trovare lo scatto del campione e la squadra giusta per consentirgli di tagliare il traguardo per primo senza sforzi. È questo ciò che immagino per noi, e la provincia di Varese, nel 2020.
Mi induce all’ottimismo il recente lancio di un nuovo progetto per rendere concreta e strutturale l’innovazione: Faberlab e la nostra società di servizi Artser, con InnoVaUp si propongono di incontrare, conoscere e mappare 500 aziende in 12 mesi per delineare la propensione allo sviluppo delle Pmi ma, soprattutto, per creare un terreno fertile, premessa necessaria a ottenere un territorio “in movimento”, identitario e attrattivo.
Fatti, azioni, concretezza: il 2020 dovrà scandire queste parole nei mesi che verranno. E lo farà: le fondamenta ci sono e sono solide. I nostri progetti sono orientati al “fare” e al “saper fare” che ci chiedono le imprese e i cittadini. Penso all’hub della mobilità avanzata che si sta delineando, in continuità con l’analisi presentata a marzo: ci muoviamo in questa direzione convinti che la porta dell’innovazione si apra su un nuovo modo di concepire mezzi, modalità e filiera degli spostamenti.
Avremo a breve un riscontro dettagliato ma le premesse ci confortano nel dire che se svolta ci sarà, non potrà che passare da un territorio come il nostro, dove la ricchezza della manifattura, i centri di ricerca, le realtà formative e una tradizionale vocazione riconducono alla mobilità avanzata e alla sostenibilità.
L’impresa racconta la storia e, spesso, la scrive. L’abbiamo ricordato più volte nel corso dell’anno a chi ci governava prima della tempesta (im)perfetta di agosto e a chi ci governa oggi. Abbiamo chiesto ai primi di proporre politiche adeguate al contesto socioeconomico nazionale, più ricco di piccole e medie imprese che di industrie, spesso impegnate in processi di delocalizzazione dal nostro territorio e, talvolta, dal Paese.
Abbiamo ricordato ai secondi di non gettare alle ortiche quanto fatto sino a quel momento: troppi sforzi sarebbero andati perduti e troppi cambiamenti avrebbero dovuto essere assimilati da zero da chi, più che sugli adempimenti e le norme, dovrebbe potersi concentrare sul fare impresa nel migliore dei contesti possibili.
Penso alle tante aziende del Nord della provincia per le quali fare impresa è oggi difficile a causa di un tessuto produttivo impoverito dalla fuga di professionalità in Svizzera. Mentre nel mondo le grandi potenze si contendono i cervelli a suon di servizi segreti e prove politiche muscolari, qui perdiamo competenze per colpa di un cuneo fiscale che giganteggia nelle buste paga dei nostri collaboratori. È tempo di invertire la rotta: non vorrei ritrovarmi in un futuro prossimo a constatare con amarezza l’irreversibilità del processo.
Dal canto mio posso solo ricordare l’impegno e le tante azioni pubbliche orientate ad accelerare l’iter della proposta di legge “Aree di confine” per l’incremento del netto in busta per i lavoratori di confine che il cambio di Governo ha lasciato incagliata in commissione Finanze della Camera e che, dal prossimo anno, tenteremo di sbloccare incoraggiando la coesione territoriale.
Speriamo in una vittoria del buonsenso, lo stesso buonsenso con il quale auspichiamo che Christine Lagarde e Ursula von der Leyen guidino Bce e Commissione Europea, ereditando quanto di buono a loro è stato lasciato dagli uscenti Mario Draghi e Jean-Claude Juncker.
I giovani. Nel 2019 li abbiamo sentiti e si sono fatti sentire. Solo la storia saprà dirci se li avremo davvero capiti ma la loro voglia di unità, di benessere ambientale e di buon governo nazionale è stato un tratto distintivo dei dodici mesi che stiamo per lasciarci alle spalle.
Sono loro i portatori di competenze nelle nostre aziende e – l’ho detto in occasione della giornata dell’Economia dedicata nel marzo scorso alla fiducia – sono loro i “portatori di fiducia nel futuro” anche per le imprese. L’ho ricordato al ministro dell’Istruzione, a seguito del taglio delle ore di alternanza scuola-lavoro, chiedendo di non allontanare i ragazzi dai luoghi della produzione e della manifattura. «Fate in modo che conoscano il tessuto economico del quale, da adulti, saranno parte integrante» è la nostra richiesta.
Non possiamo permettere una ulteriore crescita del già elevato disallineamento tra domanda e offerta di lavoro: in un caso su quattro, le strade non si incrociano, con la conseguenza che l’impresa si impoverisce e la disoccupazione non si riduce. Salire ancora significherebbe uscire dai binari dello sviluppo e andare a sbattere contro il muro della stagnazione.
L’ultima delle quattro rilevazioni annuali dell’Osservatorio per il Mercato del Lavoro conferma, tra l’altro, che i giovani sono un valore inestimabile per le piccole e medie imprese: un dipendente su sei è un neo occupato e le Pmi puntano in modo particolare sugli under 29, scelti nel 42,66% dei casi. Ciò a dire che non viene meno la vocazione formativa degli imprenditori e l’accompagnamento all’acquisizione di competenze specifiche resta uno dei valori delle Pmi.
Per questo l’investimento di tempo e risorse nella conoscenza degli istituti superiori (si pensi al matching alternanza di ottobre e alle sinergie quotidiane di VersioneBeta), degli Its e delle università, è da ritenersi senza prezzo.
Senza prezzo sono anche gli investimenti sull’innovazione.
Il tanto fatto sino a oggi, in proposito, può essere migliorato: lo diciamo confortati da cinque anni di impegno in prima linea con il nostro Digital Innovation Hub, fondato nel 2014. È necessario passare dalle visioni ai fatti, dalle pianificazioni alle applicazioni mettendo l’associazione e le sue società al servizio del cambiamento concreto. Dalla fondazione di Faberlab a oggi, considero questo uno dei passaggi più importanti lungo la strada del nostro laboratorio digitale.
Sarà nostro compito fare in modo che questo percorso porti non solo innovazione nelle imprese, ma conduca a maturazione suggerimenti e suggestioni da sottoporre ai decisori politici affinché pensino a un nuovo paradigma di Impresa 4.0, studiato e orientato alle piccole e medie imprese e ai loro processi di innovazione organizzativa, di prodotto e di processo.
Sapremo spiegare quanto alta sia la posta in gioco.
Lo faremo con la stessa convinzione posta quest’anno nell’analisi dei grandi cambiamenti. Locali, innanzitutto, come la riqualificazione delle aree dismesse, oggi più facile grazie alla legge regionale finalizzata agli interventi di recupero e ad azioni di contenimento fiscale, come quello messo in atto dal comune di Varese. E, ancora, come la definizione del ruolo e dell’importanza della logistica, che a Busto ha visto aggiungersi al colosso Hupac e al nostrano Ambrogio il rinnovato terminal intermodale di Sacconago, passato nelle mani di FnmGroup.
Grande rilevanza abbiamo dato anche all’analisi delle infrastrutture con le quali interagiremo da qui a qualche anno, al peso dello scalo di Malpensa e all’impatto della e-mobility sul territorio.
Più volte, nel corso del 2019, abbiamo raccolto le istanze ambientaliste, sterilizzandole da ogni forma di ideologismo, per tradurle in buone prassi. Ne è nato lo studio con The European House Ambrosetti sulla mobilità avanzata ma sono emerse anche considerazioni, spesso severe, sull’approccio nazionale all’ambiente e alla sua tutela. L’ostracizzazione della filiera della plastica, considerata nella sola qualità di rifiuto e non di elemento fondamentale per la vita quotidiana anche nei Paesi più poveri, ha lasciato un amaro in bocca aggravato da una tassa che resta ingiusta.
Abbiamo combattuto per politiche ambientali eque, realistiche e incisive: ricordo l’appello per lo sblocco del riciclo dei rifiuti (end of waste) in seguito a due muri alzati alle Regioni, con la negazione della possibilità di individuare i casi e le condizioni in cui un rifiuto può cessare di essere tale.
Dialogo e interazioni: ne abbiamo fatto un punto di forza in questi dodici mesi, mettendo in campo sinergie tra le molte professionalità interne nel campo del lavoro e della fiscalità (mi riferisco ai seminari sulla formazione finanziata e la gestione del personale ma anche agli indici sintetici di affidabilità fiscale e, ancora, ai bandi e contributi sempre fondamentali per dare sostegno alle Pmi) e tra soggetti che con noi contribuiscono a mettere a disposizione del territorio competenze e professionalità.
Penso al welfare aziendale, e all’incontro istituzionale insieme a Ubi Banca con il quale abbiamo cercato di delineare ai portatori di interesse il ruolo strategico delle imprese e delle loro reti a supporto del primo welfare; penso alla scelta coraggiosa di imbastire una tavola rotonda formativa orientata a comprendere le potenzialità della blockchain per le piccole e medie imprese. E non posso trascurare le interazioni di Faberlab con Arburg e Fanuc. Infine, Enaip, con il quale a gennaio daremo avvio al primo corso di payroll specialist per portare competenze nuove alle imprese del territorio.
Fili, trame e legami sono quelli che abbiamo tirato, costruito e intrecciato per rafforzare noi e il nostro essere impresa per le imprese e associazione sul territorio. Un territorio sempre più spostato a Sud – tra Busto Arsizio e il Saronnese – sempre più oggetto dell’attenzione della città metropolitana come luogo del “bel vivere” e del “buon lavorare”.
Nuovi fili, nuove trame e nuovi legami saranno quelli che andremo a stringere nel futuro, sperando in un 2020 di stabilità, capace di far sedimentare i tanti mutamenti, di garantire l’ossigeno della concretezza alle imprese e di sostenere l’innovazione con la forza della continuità.
Noi intrecceremo nuovi legami con il territorio, tesseremo i fili di relazioni con le imprese e comporremo le trame dell’innovazione poggiando su un nuovo pilastro, solido e potenzialmente senza confini: il nuovo sito internet della società di servizi Artser, al quale si accosterà un nuovo portale istituzionale.
Due canali che consolideranno i legami con il territorio e, al contempo, amplieranno la nostra voce, portandola oltre quei confini che stanno stretti a chi, come noi, crede che l’unico confine possibile debba essere quello della credibilità.
Davide Galli
Presidente di Confartigianato Imprese Varese