Il mercato del Portogallo: una bella sorpresa
Italia e Portogallo sono nazioni che storicamente vantano una forte affinità di natura culturale ed economica. L’intensità delle relazioni bilaterali si traduce in termini di convergenza sugli obiettivi strategici dell’UE e di incremento dell’interscambio commerciale con l’Italia.
Nel periodo 2014-2019 il Portogallo è stato per l’Italia il paese europeo con cui è più aumentato l’interscambio commerciale (+27%), in particolare con un aumento costante delle esportazioni italiane e un significativo incremento delle importazioni dal Portogallo a partire dal 2016 (+33%).
A partire da quell’anno infatti il Portogallo ha iniziato a raccogliere i frutti del combinato delle misure di ristrutturazione del debito e una intensa politica di sostegno finalizzato ad accompagnare la “rivoluzione digitale” delle imprese portoghesi in particolare nel settore della subfornitura meccanica e nel food (in questo settore in particolare con la finalità di sviluppare maggiormente la trasformazione dei prodotti agroalimentari) che hanno portato un paese in forte difficoltà economica a risultati economici impressionanti quali:
- diminuzione della disoccupazione in 10 anni dal 17% al 5%
- aumento annuale medio del Pil negli ultimi 10 anni del 2,5%
L'Italia occupa oggi il quarto posto fra i paesi fornitori per l'import portoghese. Ai primi tre posti Spagna (23.611 mln €), Germania (10.401 mln €) e Francia (5.740 mln €) con quote rispettivamente del 31,4%, 13,9% e 7,6% del totale delle importazioni portoghesi.
Un fattore di interesse per i rapporti commerciali è la diffusa conoscenza della lingua inglese da parte della popolazione (oltre l’80% della popolazione in età lavorativa parla fluentemente l’inglese).
Il Portogallo rappresenta inoltre un importante Hub di riesportazione, sia verso le ex-colonie che hanno mantenuto un rapporto privilegiato (anche tramite accordi bilaterali) quali Brasile e Angola per i beni intermedi, che per i beni finiti grazie al ruolo importante del turismo alto spendente, in particolare inglese, nell’economica portoghese.
Operano in Portogallo circa 150 imprese controllate da capitale italiano, in larga prevalenza piccole e medie imprese che dispongono di una presenza di tipo commerciale (filiali, succursali, centri di distribuzione o punti vendita). Non mancano tuttavia gruppi italiani di dimensioni maggiori, che operano attraverso una stabile presenza produttiva o sotto forma di collaborazioni industriali con partner locali, tra questi la Gres-Panaria (ceramiche), OLI (sistemi idraulici), Seda Group (packaging). In Portogallo sono anche presenti le grandi multinazionali italiane, fra cui ENI, Agusta Westland, FCA, Generali, Ferrero, Gruppo Calzedonia, Benetton, GiGroup.
Risulta più contenuta la presenza stabile di imprese portoghesi in Italia. Il mercato italiano viene spesso considerato attraente ma allo stesso tempo di difficile gestione e altamente competitivo.
I più rilevanti settori di investimento portoghesi sono rappresentati da quello immobiliare (3 shopping center gestiti dal gruppo Sonae Sierra), dal settore degli imballaggi plastici (Logoplaste), dal comparto delle energie rinnovabili, eolica (EDP Renovaveis) e fotovoltaica (Martifer Solar) e nel settore farmaceutico (BIAL).
I settori di particolare interesse per le importazioni italiane che hanno vissuto una importante crescita in questi anni sono:
- tessile Moda (con particolare attenzione a prodotti di qualità, anche non brand)
- meccanica (componenti ma anche automazione)
- design-Arredo-Sistema Casa (in particolare sul piccolo contract legato ai boutique hotel)
- food (in particolare legato al canale Horeca).
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