Digital mindset: il pensiero digitale come risorsa per lo sviluppo di un'impresa
Da ormai diverso tempo viviamo in un mondo in cui il digitale ha fatto capolino nelle nostre vite modificandole e agevolandole. Siamo davanti a un cambiamento senza precedenti: l’evoluzione digitale è rapidissima e tocca molteplici settori, soprattutto negli ultimi anni, in cui ci siamo dovuti adeguare a uno stile di vita “casalingo”, che non ci ha permesso di mantenere rapporti, fare acquisti e portare avanti il nostro lavoro dal vivo.
È impensabile considerare questo tipo di evoluzione come una condizione temporanea: siamo immersi in una trasformazione digitale in continuo sviluppo. È proprio per questo motivo che gli imprenditori, per sfruttare al meglio questo cambiamento, devono agire allenando il proprio digital mindset.
Ne abbiamo parlato con Alberto Maestri: autore, direttore della collana “Professioni Digitali” di Franco Angeli e docente di Marketing, Contenuti e Comunicazione all'università Iulm.
«Il digital mindset è la capacità - in primis come persone e cittadini del mondo e, successivamente, come professionisti - di saper leggere correttamente la “forma” del digitale».
La rapidità con cui l’evoluzione digitale si sta muovendo ci ha visti passare da una situazione in cui lo stare al telefono sembrava essere una perdita di tempo a una in cui computer, AI, social media e Web3 sono diventati mezzi fondamentali per lo sviluppo sociale ed economico.
Per Maestri comprendere il funzionamento e imparare a sfruttare al meglio queste risorse è un passaggio necessario per parlare di presente e futuro in modo corretto, affrontare la quotidianità ma soprattutto per vincere i mercati.
«Avere un corretto digital mindset significa capire se e come utilizzare l’innovazione digitale e i suoi innumerevoli strumenti per comprendere quale strategia attivare per sé stessi e per la propria attività».
«La trasformazione digitale parte dalle persone: siamo noi ad attivarla e a darle la “forma” che desideriamo. Fare finta di nulla non serve a niente. Genera solo un primo vantaggio ma a favore altrui. Al contrario, iniziare a capire il contesto in cui “giochiamo” e le sue regole permette di organizzarsi meglio, cogliere le opportunità, difendersi dalle minacce all’orizzonte».
Questo perché la digital transformation è già presente all’interno delle nostre vite, non solo in ambito lavorativo. Una presenza forte, soprattutto dopo il biennio pandemico, che deve essere vista non tanto come una scala, quanto come un’onda che acquista sempre più forza. Siamo abituati a pensare per compartimenti stagni, secondo la dicotomia “lavoratore tecnologico” o “non tecnologico”, che però risulta fuorviante.
Ne è un esempio l’algorithmic consumer: ognuno di noi in modo più o meno consapevole tende a farsi guidare dagli algoritmi nelle scelte di ogni giorno. L’itinerario migliore partendo da Google Maps, il giusto ristorante per cenare oppure la canzone adatta da ascoltare a Natale.
Social media, e-commerce, motori di ricerca, fino all’utilizzo di chatbot personali per fare acquisti sono ormai strumenti di cui non possiamo più fare a meno.
«Sono temi che fanno girare la testa, anche perché presuppongono modi completamente diversi di fare business: servizio clienti attivo 24/7, con una infrastruttura di comunicazione che permetta di interagire con le persone senza stress da parte loro (penso ai tanti siti web ancora non a norma che popolano la rete), solo per fare alcuni esempi».
Il digital mindset non passa solo dalla capacità di conoscere e utilizzare la tecnologia: in questo caso è più corretto parlare di digital readiness. Una mentalità digitale permette di capire perché utilizzare la tecnologia, quando è necessaria e quando non lo è. Un’attitudine mentale che ci fa riflettere sullo scopo, ragionando su cosa vogliamo ottenere con quali sforzi e conseguenze.
Tutto sta, secondo Alberto Maestri, nell’allenamento di questa attitudine.
«Nel libro Digital Mindset, Paul Leonardi e Tsedal Neeley citano la regola del 30% con un esempio semplice: l’apprendimento della lingua inglese. Per averne padronanza, una persona non madrelingua deve acquisire un vocabolario di circa 12.000 parole. Ma per riuscire a comunicare e interagire in modo efficace con i colleghi di lavoro bastano dalle 3.500 alle 4.000 parole, circa il 30%.
In modo simile, per lavorare efficacemente con un digital mindset non è necessario padroneggiare la programmazione di codice o diventare data scientist. È invece necessario capire che cosa fanno i programmatori e i data scientist, e avere una conoscenza approfondita del funzionamento del machine learning, dell’utilizzo degli A/B test, dell’interpretazione dei modelli statistici e dei modi in cui riuscire a far fare quello che si desidera a un chatbot basato sull’AI».
È quindi necessario un allenamento mentale continuo, anche in azienda. Bisogna definire i propri obiettivi formativi e un relativo budget economico che permetta di raggiungerli, cercando gli strumenti migliori.
«La rete offre infinite possibilità: basta scaricare l’app mobile gratuita di McKinsey per avere accesso a un bacino infinito di risorse e ricerche sulla trasformazione digitale adatte a tutte le esigenze. Ancora, il sito dei TED Talks offre una libreria di centinaia di video ispirazionali dei principali leader di pensiero mondiali».
Esiste, poi, un’intera letteratura a riguardo. Maestri consiglia tre volumi che affrontano di petto la complessa rivoluzione umana e tecnologica che stiamo vivendo in questi anni:
Vite Datificate, Elisabetta Risi
Vite Aumentate, Massimo Canducci
Digital Mindset, Paul Leonardi e Tsedal Neeley
«Le micro, piccole e medie aziende sono la spina dorsale e colonna portante del nostro sistema economico: supportarle e strutturarle in questo percorso trasformativo è essenziale. Non è semplice però: mancano spesso il tempo, le persone dedicate, la possibilità di “aspettare”: anche il digitale ha i suoi tempi di maturazione e arricchimento!».
Anche in questo caso, impegno, formazione e investimenti in fatto di tempo e risorse sono fondamentali. Il digital mindset è uno strumento importantissimo che può fare bene alle imprese, a ogni livello. È infatti molto importante che quest’attitudine all’innovazione interessi non solo i manager, ma tutta la forza lavoro all’interno di un’azienda. È necessario lavorare insieme, muovendosi per step.
È il caso del progetto che Maestri ha portato avanti insieme al team Marketing, Training & Sales di Mirage, azienda leader internazionale nel settore del Gres Porcellanato.
Il team ha lavorato al digital mindset tramite una serie di webinar dedicati ai principali temi della trasformazione digitale con il contributo di esperti e ospiti attivi sui temi dell’innovazione, per poi passare alla digital readiness attraverso un programma di employee ambassadorship. Un campione di champions selezionati ha poi collaborato nella co-costruzione e amplificazione dei messaggi aziendali condivisi sui social media.
«Infine, abbiamo organizzato un business game dove le diverse squadre interne si sono sfidate rispetto a un brief di digital roadmap aziendale, facendo tesoro delle competenze apprese durante il percorso a webinar e il programma di ambassadorship. Il momento finale, dove la dirigenza ha ascoltato i diversi pitch organizzando un evento digitale conclusivo, è stato di grande soddisfazione e ha segnato un punto di arrivo dei tanti sforzi fatti nei mesi».
Lavorare insieme, tenendo ben a mente quali sono gli obiettivi e come questi possano essere raggiunti, passando per una formazione continua, sono i fattori necessari per lavorare a una digital transformation utilizzando una mentalità digitale, ormai indispensabile per la resilienza della propria impresa. (Paola Landriani)