Donne e infortuni sul lavoro: il dossier dell'Inail

La difficoltà di conciliazione vita e lavoro è fonte fonte di rischio soprattutto per le lavoratrici

 
donne inail

Il Dossier Donne 2024 dell'Inail, illustra l'andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali delle lavoratrici. Il Dossier è elaborato in base ai dati, provvisori 2022-2023 e a quelli consolidati 2018-2022. La fotografia che emerge è quella di una donna moglie-madre-lavoratrice, con difficoltà di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro: proprio questo rappresenta la probabile principale fonte fonte di rischio sul lavoro. Lo dimostrano i dati sugli infortuni in itinere, nel tragitto di andata e ritorno dal luogo di lavoro, più elevati per le donne rispetto agli uomini. Evidente il divario per le denunce con esito mortale: l’incidenza tra le lavoratrici nel 2022 è di circa un decesso su due mentre per gli uomini il rapporto scende a uno su quattro.

Incidenti in itinere più elevati per le donne

Nel 2022 l’incidenza degli infortuni “fuori azienda”, è stata di circa il 17% per le donne e del 15% per gli uomini, mentre, per i casi mortali, la percentuale femminile sale al 61,7% (82 morti sui 133 del 2022) e quella maschile al 44,2% (492 su 1.114). Questa situazione è giustificata sia dalla divisione dei ruoli, sia dalla maggiore presenza femminile nelle attività dei servizi rispetto a quelle industriali, prevalentemente affidate agli uomini.
 

In calo nel 2023 gli infortuni femminili

Tra gennaio e dicembre 2023 si registra una  riduzione delle denunce di infortunio (-16,1%) rispetto allo stesso periodo del 2022, dovuta alla diminuzione dei casi avvenuti in occasione di lavoro. Il contributo maggiore è stato quello delle lavoratrici, che hanno segnato un -27,6%, mentre la riduzione della quota maschile è stata dell’8,1%. Questi dati sono la conseguenza del calo registrato nel 2023 dei contagi da Covid-19, che hanno riguardato soprattutto le donne, più numerose nel settore più a rischio di contagio: Sanità e assistenza sociale.

Operatrici sanitarie e assistenziali più a rischio per violenze sul lavoro

Le lavoratrici vittime di violenze nelle strutture sanitarie o nelle scuole, ma anche in banca o negli uffici postali in caso di rapina, rappresentano, nel 2022, il 2,6% di tutti gli infortuni femminili. Tra queste, oltre il 44% svolge professioni sanitarie e assistenziali. Seguono le specialiste dell’educazione e della formazione, le insegnanti di scuola primaria e le impiegate postali, con percentuali molto più contenute, rispettivamente tra il 6% e il 5%. 

Infortuni più alti per le lavoratrici over 50

Circa il 15% di tutti gli infortuni al femminile del 2022 ha riguardato le lavoratrici con un’età compresa tra i 50 e i 54 anni: in questa fascia d’età gli infortuni delle donne costituiscono oltre il 46% del totale riferito a entrambi i generi. Inoltre, dei 133 casi mortali femminili avvenuti nello stesso anno 27 casi riguardano le donne tra i 50 e i 54 anni. Si passa poi alla fascia delle 55-59enni, con 21 casi, e a quella delle 40-44enni, nella quale si sono verificati 17 decessi.

Malattie professionali: più diffuse quelle del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo

Nel 2022 le lavoratrici hanno denunciato 15.881 malattie professionali, il6,7% in più rispetto al 2021. Le malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo si confermano le più diffuse e, insieme a quelle del sistema nervoso, superano il 92% delle denunce femminili. Le malattie più frequenti sono le dorsopatie e i disturbi dei tessuti molli e la sindrome del tunnel carpale. Queste tre patologie rappresentano il 74% delle denunce totali, ma la quota per le lavoratrici è dell’85% contro il 70% per gli uomini.

Disturbi psichici più frequenti tra le donne

Si distinguono per consistenza della quota femminile i disturbi psichici e comportamentali e le malattie della cute, rispettivamente con il 52% e il 40%. Nel 2022, i disturbi psichici sono stati denunciati in misura simile, con 195 casi per le donne e 183 per gli uomini, ma per le lavoratrici la percentuale sul totale delle loro malattie è dell’1,2%, il triplo rispetto a quella dei lavoratori. A prevalere sono i disturbi nevrotici, legati a stress lavoro-correlato.


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